A PROPOSITO DI DONNE – ARRIVEDERCI SAIGON
Un giorno del 1968 cinque ragazze, quattro delle quali minorenni, salirono su un aereo che le avrebbe portate in Estremo Oriente, convinte di imbarcarsi nella tournèe del secolo fra Hong Kong, le Filippine e il Giappone. Erano Le Stars, uno dei rari gruppi femminili italiani dell’epoca, provenivano da cittadine della Toscana rossa, e si ritrovarono catapultate nel Vietnam del Sud, “arruolate” per esibirsi di fronte alle truppe americane. Puzzo di carogne e umidità soffocante, latte condensato e pastasciutta nei barattoli, tante bare e tantissimi giovani (“età media 19 anni”, come cantava Paul Hardcastle) dei quali le cinque ragazze non avrebbero mai dimenticato lo sguardo spaventato.
Nel documentario Arrivederci Saigon Wilma Labate racconta questa storia sottaciuta per 50 anni attraverso le testimonianze dirette di quattro delle protagoniste.
La cantante Rossella Canaccini, che avrebbe conosciuto una piccola notorietà come Rossella, e le musiciste Viviana Tocchella, Daniela Santerini e Franca Deni. La quinta componente “non ne vuol più sentir parlare” e non ha voluto partecipare a questo viaggio nel ricordo non solo di una vicenda personale ma anche di un’epoca e di una guerra sporca la cui memoria molti hanno voluto rimuovere.
Attraverso materiali di repertorio Labate ricorda il sessismo di certe esibizioni di ragazze in bikini mandate sul palco per gratificare le necessità fisiologiche dei giovani soldati e il razzismo di una società che permetteva agli afro-americani di combattere a fianco dei bianchi, ma non di sedere accanto a loro sui banchi di scuola; ricorda l’epoca d’oro del soul attraverso le voci e le immagini di Aretha Franklin, Nina Simone, Otis Redding e Wilson Pickett, ci fa ascoltare le dichiarazioni di Martin Luther King sulla guerra in corso e osservare le manifestazioni pro e contro, ricreando quel clima infiammato e contradditorio in cui Le Stars si sono trovate immerse a causa di un contratto firmato in loro nome da un impresario sprovveduto.
In quei tre mesi fra Saigon e Da Nang quelle ragazze, ingenue quanto i soldati, sono state usate come loro, e come loro hanno schivato bombe e malattie. “Non c’era solo la paura, ma anche la curiosità”, ricorda però Rossella; c’era la gentilezza dei soldati con cui inventarsi un flirt impossibile e il brivido di duettare con un militare nero, pur nell’inglese improbabile imparato fra Livorno e Piombino.