IL CAPOFAMIGLIA
In una baraccopoli ai margini del mondo, una madre sottomessa e silente spende tutte le sue energie per allevare i figli e soddisfare un marito autoritario, che gestisce la sua vita e la sua economia. Il ritmo monotono delle sue giornate è interrotto dal compleanno di uno dei suoi bambini. Per l’occasione prepara una torta e gonfia palloncini mentre il consorte ingaggia un mago ciarlatano che lo trasforma in pollo. La donna non ha altra scelta che uscire dai confini imposti e assumere il ruolo di capofamiglia. Fuori non è facile per una donna senza marito. Tra forza di volontà e gesti di solidarietà, riuscirà comunque nell’impresa, garantendo la sopravvivenza dei suoi figli e guadagnando finalmente la sua indipendenza.
Feathers è un film radicale e radicalmente singolare. È la storia di un trucco di magia andato storto. Una storia di polli metaforici, che hanno conosciuto momenti di gloria nelle riflessioni di molti pensatori (“il pollo di Diogene”).
È ancora la storia di un uomo che si trasforma in pollo o piuttosto di una donna che se la cava come può in un modo di marmi e guano. Perché Omar El Zohairy costruisce un’estetica di deiezioni attraverso piani che si susseguono perfetti, ficcati da qualche parte in un Egitto irreale, in un agglomerato urbanistico e spettrale del Cairo (probabilmente). Una necropoli di vivi dove i fumi insalubri avvelenano il cielo, dove l’affitto, i debiti e la sporcizia si accumulano trasformando la vita di una famiglia in un pollaio.