LA BELLA ESTATE

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LA BELLA ESTATE
LAURA LUCHETTI TRAE DA PAVESE UN ELEGANTE E SENTITO ROMANZO DI FORMAZIONE AMBIENTATO NEGLI ANNI '30.
LA BELLA ESTATE
Regia: Laura Luchetti
Cast: Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani, Adrien Dewitte
Genere: Drammatico
Durata: 111 min. - colore
Produzione: Italia (2023)
Distribuzione: Lucky Red
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Torino, 1938. Venuta in città a lavorare assieme al fratello Severino, la giovane Ginia fa la sarta in un atelier di moda. Durante l’estate conosce la misteriosa Amelia, di poco più grande, che fa la modella per vari pittori della città. Attraverso Amelia, Ginia conoscerà tra gli altri i pittori Rodrigues e Guido, innamorandosi di quest’ultimo e chiedendosi come sarebbe se anche lei si lasciasse disegnare.

È al terzo lungometraggio come regista – a cinque anni da Fiore gemello – che Laura Luchetti incontra il Cesare Pavese della novella “La bella estate”, trovando un felice matrimonio di temi tra quelli a lei cari e quelli da riscoprire nell’opera che il romanziere firmò originariamente nel 1940.

Romanzo di formazione al femminile ambientato nella Torino dell’immediato pre-guerra, storia d’amore celata e di rapporto fiorente con il proprio corpo e il proprio desiderio, La bella estate inquadra con maturità il racconto della giovinezza inquieta, dandogli anche una veste formale elegante e dal sapore classico.

Nel creare la versione in immagini della prosa di Pavese, Luchetti confeziona un film sull’insidioso processo di farsi oggetto dello sguardo altrui, impresa ancora più ardua quando non si conosce (ancora) la propria identità, come nel momento transitorio dello sbarco nell’età adulta.

La giovane Ginia è una ragazza di campagna che degli adulti sa poco, nonostante viva “da grande” assieme al fratello e senza i genitori. L’incontro con la figura di Amelia, nella sua perfezione esoterica che sorge dall’acqua, la sconvolge a tal punto che per avvicinarsi a lei – e a un’idea di se stessa – deve affidarsi a una miriade di tramiti: gli specchi, gli spicchi di vetrata dietro a una tenda, il lavoro in atelier sugli abiti e sulle clienti, lo sguardo maschile del pittore che sembra crudelmente l’unico ad aver diritto sul corpo della donna. Nel frattempo cresce sottopelle l’inquietudine, discreta eppure fervente, con la paura che quell’estate finisca per sempre, seppellita dalla neve e dai discorsi del Duce alla radio.