La vendetta di un uomo tranquillo

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La vendetta di un uomo tranquillo
Un thriller credibile, teso, che non rinuncia alla sua identità etnica e a un'estetica autoriale
La vendetta di un uomo tranquillo
(Tarde para la ira)
Regia: Raúl Arévalo
Cast: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz, Alicia Rubio, Manolo Solo
Genere: Thriller
Durata: 92 min. - colore
Produzione: Spagna (2017)
Distribuzione: Bim Distribuzione
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Curro guidava l’auto della fuga e faceva il palo davanti alla gioielleria in cui i suoi compari stavano
compiendo una rapina, ma qualcosa è andato storto e a pagare si è ritrovato solo lui. Fuori dal carcere
lo aspetta la compagna Ana insieme al loro bambino, e non sono i soli ad attenderlo al varco. José è un
uomo ricco e pacato che da qualche tempo frequenta i quartieri poveri della città. Un ricordo lo
tormenta, e farà il possibile per affrontarlo nel modo che gli pare adeguato.
Sono gli unici elementi narrativi che si possono offrire senza rivelare le sorprese di un thriller che ne ha
parecchie (meno attento agli spolier il titolo italiano del film, che in originale si chiamava “Tarde para la
ira”, cioè “Tardi per la rabbia”).
‘La vendetta di un uomo tranquillo’ segna l’esordio alla regia del 36enne Raúl Arévalo, attore molto noto
in Spagna, che in Italia abbiamo visto in ”Ballata dell’odio e dell’amore” e ne ”Gli amanti passeggeri”,
ma soprattutto in quel ”La isla minima”, di cui era coprotagonista, predecessore evidente del suo
debutto dietro la cinepresa: stesso rigore, stessa tensione noir, stesso sguardo rivolto al cinema
americano ma anche stesso radicamento nel territorio e nella cultura spagnoli.
C’è anche un altro precedente recente, ”La notte dei girasoli”: questi tre film (e un altro pugno di titoli
ancora) segnano una rinascita del genere in Spagna che può essere di esempio e ispirazione in tutta
Europa, perché si attiene rigorosamente ai codici internazionali del thriller ma imbeve la narrazione di
un’identità locale forte e chiara.
Ne ‘La vendetta di un uomo tranquillo’ è la regia a fare da padrone, impossessandosi di ogni scena
senza mai abbandonare un realismo di fondo che ci fa riconoscere, ad esempio, un incidente stradale
filmato dall’interno di un’automobile, e che riporta la violenza al suo vero impatto emotivo senza
“tarantinizzarla” (nonostante i titoli di testa del film sembrino presi a prestito da ”Kill Bill”). Quella di
Arévalo è una regia intima, sensuale, sempre pertinente all’evoluzione della storia e dei personaggi.
Una regia che spia attraverso stipiti e spiragli, o “spara” in primissimo piano i volti nudi degli interpreti,
modulando la propria scelta stilistica a seconda delle necessità di ciascuna scena.
L’influenza del cinema del Sudamerica (soprattutto il primo Inarritu) appare evidente, ma ricondotta alla
matrice della “madrepatria” spagnola, e dunque depurata dei toni carichi e splatter del melodramma
latinoamericano. Particolarmente interessante è il lavoro sul sonoro, che nei momenti di tensione ripete
ossessivamente i rumori d’ambiente (uno per tutti: il punching ball colpito a ritmo sempre più frenetico
in una palestra) mentre in quelli di azione esplosiva diventa ovattato, o addirittura scompare.
La sceneggiatura, cofirmata da Arévalo, è ben strutturata, presenta i personaggi come pezzi di un
puzzle che è lo spettatore a dover ricomporre, e ci invita a cercare i pezzi mancanti, distinguendo quelli
giusti da quelli sbagliati. Perde però l’occasione di esplorare più a fondo il tema della (possibilità di)
redenzione, lasciandolo solo sottotraccia. A prevalere è, dichiaratamente, quella rabbia che faceva
parte del titolo originale del film, e che penetra il mood della storia. Straordinari gli attori, soprattutto
Luís Callejo nei panni di Curro e Ruth Díaz, premio Orizzonti per la miglior attrice alla Mostra del
Cinema di Venezia, in quelli di Ana. ‘La vendetta di un uomo tranquillo’ è un thriller credibile, teso come
una corda di violino, che non rinuncia alla sua identità etnica e a un’estetica autoriale, pur rispettando
alla lettera i canoni del genere.