Monos – Un gioco da ragazzi
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Patagrande, Ramo, Leidi, Sueca, Pitufo, Perro e Bum Bum sono i nomi in codice di sette adolescenti isolati dal mondo, sperduti sui monti della Colombia, che si allenano e combattono. A prima vista potrebbe sembrare una specie di campo estivo, un bizzarro ritrovo di ragazzini che giocano a fare i soldati. Invece si tratta dello scenario iniziale di una missione delicatissima: i sette adolescenti hanno con sé una prigioniera, una donna americana che chiamano semplicemente “la dottoressa”. La debbono detenere per conto di una non meglio specificata Organizzazione. Debbono anche però mungere e trattare bene una mucca che si chiama Shakira. Quando quest’ultima muore i segnali di morte iniziano ad addensarsi sul gruppo.
La Colombia è uscita da non molto da decenni di guerra civile e le ferite, nonostante il processo di pacificazione in atto, sono ancora aperte. È forse anche per questo che Alejandro Landes si ispira alla realtà (facendola entrare anche dentro il film) e al contempo se ne distanzia.
Sì perché il Messaggero (l’addestratore degli adolescenti inviato dall’Organizzazione) è stato davvero un bambino soldato arruolato a undici anni nelle file dei Gorilla e fuggitone, a rischio della vita, solo in età adulta.
Questa immissione di reale si colloca in una dimensione che è stata volutamente conservata su un piano atemporale per far sì che la lettura di quanto accade sia la più ampia e internazionale possibile. La memoria non può non correre a Il signore delle mosche quando si assiste alla progressiva isterizzazione dei rapporti all’interno del ridotto plotone, con i rapporti di forza che mutano, l’obbedienza cieca in cui si infiltrano se non i primi dubbi almeno la necessità di non dire tutta la verità.
Lo scenario della foresta subtropicale conferisce poi ulteriore forza a una tensione costante sostenuta sia dalla regia sia dai giovani attori che reggono senza alcuna ritrosia primi piani che passano dalla bellicosità allo sconforto. A tutto ciò si aggiunge una colonna sonora di Mica Levi che si qualifica come una delle più intense ed appropriate degli ultimi anni.