La candidata ideale

PROGRAMMAZIONE
TERMINATA
La candidata ideale
La pionieristica regista Haifaa Al Mansour racconta una nuova storia di emancipazione femminile in Arabia Saudita
La candidata ideale
Regia: Haifaa Al-Mansour
Cast: Mila Al Zahrani, Dae Al Hilali, Khalid Abdulraheem, Shafi Alharthy, Nora Al Awadh
Genere: Commedia
Durata: 101 min. - colore
Produzione: Arabia Saudita (2019)
Distribuzione: Academy Two
VEDI
TRAILER

Maryam è una dottoressa consapevole della responsabilità del proprio ruolo che esercita in un piccolo ospedale in Arabia Saudita. Nonostante la sua professionalità deve lottare quotidianamente contro il pregiudizio diffuso nella società nei confronti delle donne. In famiglia, anche se ha un padre musicista di ampie vedute, sono inizialmente le sorelle a frenarne le prospettive per il futuro perché già hanno dovuto subire il precedente dileggio nei confronti della madre, cantante ora defunta. Quando, in seguito a una serie di contingenze, Maryam si ritrova a firmare i documenti per la candidatura alle elezioni per il Consiglio Comunale, la situazione si fa ancor più complicata.

Non è un certamente un caso che la sequenza di apertura del film ci mostri la protagonista che indossa il niqab ma è alla guida di un’auto. Il ‘ma’ avversativo della frase precedente ha una sua precisa motivazione.

Lunga è la strada che le donne debbono ancora percorrere in Arabia Saudita ma (appunto) dei passi sono stati compiuti e a contribuirvi è stato proprio quel La bicicletta verde che Haifaa Al Mansour presentò alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2012. A sette anni di distanza le donne possono andare in bicicletta e guidare un’auto anche in assenza di un uomo al loro fianco (cosa inconcepibile all’epoca) e si sono verificate ulteriori aperture. Ma, si potrebbe dire, inevitabilmente una parte consistente dell’universo maschile oppone una resistenza che va dal rifiuto totale degli anziani a forme più o meno subdole che hanno comunque l’obiettivo di conservare saldamente i poteri che contano in mano ai maschi.

La regista riesce a realizzare, come nella sua prova precedente, un film di denuncia senza assumere i toni del pamphlet. Lo fa sempre partendo da una dimensione familiare, da un rapporto tra sorelle che vivono in maniera differente sia il rapporto con la figura materna, ora scomparsa, che quello con il padre. Qui sta l’elemento innovativo nel percorso di Al Mansour.