UN ANNO DIFFICILE

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TERMINATA
UN ANNO DIFFICILE
DIVERTENTE, APPASSIONATO, PROFONDO, UN FILM VICINO ALL'ARTE DI ARRANGIARSI DELLA COMMEDIA ALL'ITALIANA
UN ANNO DIFFICILE
Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Cast: Mathieu Amalric, Luàna Bajrami, Jonathan Cohen, Grégoire Leprince-Ringue
Genere: Commedia
Durata: 120 min. - colore
Produzione: Francia (2023)
Distribuzione: I Wonder Pictures
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I destini di Bruno e Albert s’incrociano casualmente. Entrambi hanno una cosa in comune: sono indebitati fino al collo e la loro vita personale è alla deriva. Bruno sta perdendo la casa e la moglie non ne vuole sapere più nulla di lui. Albert vede ogni tanto la sorella ma il marito di lei aspetta la restituzione del prestito. Talvolta recupera degli oggetti sequestrati all’aeroporto che poi cerca di rivendere. Si illudono che il loro debito possa essere estinto dalla Banca di Francia con l’intervento di Henri Tomasi che fa parte di un’associazione specializzata nel sovraindebitamento.

Nel frattempo iniziano a frequentare senza convinzione un gruppo di attivisti ecologisti che, con azioni dimostrative, cercano di fermare il consumismo compulsivo e lanciano l’allarme sul futuro climatico del pianeta che raggiungerà la temperatura di 45° nel 2050. Tra loro c’è anche Cactus, di cui Albert s’innamora. Ma sia lui che Bruno cercano di approfittare delle loro manifestazioni pubbliche per trarne un profitto personale.

Se tra circa trent’anni si girerà un film ambientato nei giorni d’oggi, viene subito da pensare a Un anno difficile. Perché sa raccontare il presente ma lo mostra anche come testimonianza per il futuro.

Perché parla di crisi economica, di emergenza climatica, del fanatismo degli attivisti. Lo fa con uno sguardo duro, impietoso, ma al tempo stesso complice e partecipe trovando il giusto equilibrio tra commedia e dramma che è una delle cifre ricorrenti nel miglior cinema della coppia Nakache-Toledano. Ci sono ancora due personaggi protagonisti come in Quasi amici e The Specials. Fuori dal comune. Inoltre il respiro politico del precedente film dei due registi francesi, che affronta il tema delle associazioni dei bambini che si occupano di autismo, aveva caratterizzato per esempio anche Samba che parla di immigrazione clandestina nella Francia di oggi.

Uno dei momenti più importanti è l’occupazione della pista dell’aeroporto sulle note di “The End” dei The Doors che ha lo stesso impatto di quella in cui gli ambientalisti bloccano il traffico e spargono una vernice rossa su una scalinata. Potrebbero essere anche dei frammenti documentari. Ma al tempo stesso anche alcuni dei passaggi fondamentali di un film girato intorno al 2050 che si svolge nel 2023. Nel corso dei decenni tutto cambia ma niente sembra cambiare.

I discorsi dei Presidenti della Repubblica francesi nel corso degli anni (Holland, Sarkozy, Chirac, Mitterand, Giscard d’Estaing, Pompidou per finire con Macron) che dicono ai cittadini che l’anno appena trascorso è stato difficile o sarà quello che verrà già surriscaldano il clima di una commedia sociale che parte alla grande e trova nei due protagonisti, interpretati efficacemente da Pio Marmaï e Jonathan Coen, i volti giusti per raccontare il presente e che al tempo stesso potrebbero essere gli eredi di quell’arte di arrangiarsi della commedia all’italiana.